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I dieci perché dello scossone sui mercati finanziari

di Fabrizio Galimberti

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La peste infuria, il pan ci manca. No, in verità le cose non stanno così male. Ma, a seguire le cronache di questa tormentata crisi, sembra talvolta di assistere in presa diretta all'Armageddon della finanza. Ed è difficile, anche per gli addetti ai lavori, seguire il bandolo di un gomitolo impazzito: la palla di neve, iniziata con la crisi di un segmento del mercato dei mutui, è in breve diventata una valanga, eccitando una serie di superlativi, dal "nuovo '29" alla crisi del secolo. E anche i forti rimbalzi che seguono le forti cadute non sono tali da diradare timori e tremori. Ecco qui di seguito dieci domande e dieci risposte per cercare di sbrogliare questa intricata matassa.

1) Come ci siamo messi in questo pasticcio?
All'origine ci sono le case, e in particolare le case americane. La casa fa parte dell'American
dream, del sogno americano (e non solo americano). E per facilitare l'acquisto delle case la finanza americana, non adeguatamente supervisionata, cominciò a offrire allettamenti incredibili: mutui pari al 100% del valore, mutui a rate basse perché l'interesse si pagava solo alla fine, soprattutto mutui senza accertare l'affidabilità di chi riceveva i soldi. Ma perché le banche davano soldi a chi non poteva restituirli? Perché, e qui sta il secondo problema, il rischio del nonpagamento veniva trasferito ad altri. Le banche impacchettavano questi mutui in obbligazioni che venivano poi vendute sul mercato ad altri investitori; così gli istituti finanziari potevano rientrare subito dei soldi prestati, e fare altri prestiti. E così si alimentava la bolla immobiliare, mentre veniva peggiorando la qualità dei mutui. La cosa non poteva durare, e non durò: nell'agosto del 2007 i nodi vennero al pettine e quei titoli appoggiati sui mutui persero di valore. Il mercato si accorse che molti mutuatari non avrebbero potuto restituire i soldi, e questo timore contagiò tutte quelle obbligazioni, sia quelle che avevano dietro mutui cattivi che quelle che avevano dietro mutui buoni. E c'è di più: quell'idea di trasferire il rischio non riguardava solo i mutui immobiliari. Anche altri impieghi delle banche erano stati impacchettati e trasferiti in obbligazioni vendute sul mercato: prestiti per l'acquisto di auto, carte di credito, prestiti per finanziare fusioni e acquisizioni.

2) Di chi è la colpa di tutto quello che è successo?
La colpa è fondamentalmente dei supervisori. In America la supervisione non è accentrata, c'è un numero incredibile di supervisori delle banche, alcuni a livello federale e molti a livello statale. La complessità di questa sorveglianza a più strati rende difficile sapere quello che succede veramente. Inoltre, c'era una mentalità permissiva, fondata sulla fiducia nella capacità del sistema finanziario di regolarsi da solo.

3) Quali sono i rischi per l'economia?
Il rischio è la sfiducia. Quanti sono i mutuatari che non pagheranno, e quali saranno le vere perdite delle banche una volta che avranno venduto la casa per rientrare del mutuo non pagato? Nessuno lo sa, ma qualsiasi ragionevole ipotesi è senz'altro inferiore a quel che suggeriscono i prezzi dei titoli che hanno dietro i mutui. È possibile calcolare che in molti casi quei prezzi stimano implicitamente una probabilità di perdite pari al 70% dei soldi dati dalle banche per i mutui: un numero assurdo. Ma il mercato ha paura, non vuole toccare quei titoli, i prezzi crollano, il portafoglio di tante società finanziarie e fondi pensione deve registrare quelle perdite, il mercato abbassa il valore degli istituti che hanno dentro quei titoli tossici, e la palla di neve diventa una valanga. La sfiducia si allarga e rischia di infettare le decisioni di spesa di famiglie e imprese, ciò che potrebbe portare verso la recessione.

4) Che cosa si deve intendere per «azzardo morale»?
Quando una banca viene salvata dai poteri pubblici c'è un rischio. Il rischio che così facendo, evitando alla banca la punizione del fallimento, si incoraggino altre banche a correre rischi: tanto, c'è chi le salverà& Tuttavia questa faccenda dell'azzardo morale è molto sopravvalutata. Anche con il salvataggio, i massimi responsabili dell'istituto salvato perdono il posto e gli azionisti delle banche perdono la camicia. Non si può quindi dire che il salvataggio fomenta l'azzardo morale. Sia nel caso della Bear Stearns che nel caso di Fannie Mae-Freddie Mac la punizione di dirigenti e azionisti è stata pesante.

5) Perché le banche falliscono?
Quelle che sono fallite sono soprattutto banche d'investimento, cioè banche che non hanno una base di depositi. Per prestare soldi devono farseli dare prima a prestito: questo porta a un rapporto fra debito e capitale proprio molto alto. Questo "effetto leva" mette quegli istituti in una situazione pericolosa: se la provvista di fondi si inaridisce, e/o i prestatori di fondi alle banche di investimento non rinnovano il prestito, la banca di investimento va in crisi di liquidità. E se i suoi impieghi - per esempio in quelle obbligazioni "tossiche" menzionate sopra - perdono di valore, si può trovare non solo in crisi di liquidità, ma anche in crisi di solvibilità.

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